


Veuve Clicquot la storia della vedova più famosa del mondo Sesso, genialità, fiuto imprenditoriale e spregiudicatezza
di Barbe Nicole Clicquot Ponsardin creatrice dello Champagne moderno.
Molte donne produttrici di vino hanno trasformato il dolore in coraggio trovando,
nel ricordo del marito morto, la forza di imprese grandiose:
pensate Cinzia Merli Campolmi, delle Macchiole a Bolgheri
oppure a Barbara Banke della Jackson Family Wines JFWentrambe
hanno trasformato le aziende in star dell’enologia internazionale.
Ma Barbe Nicole Clicquot Ponsardin è una leggenda e non ha eguali.
E’la trasgressione in persona .... nel senso buono s’intende!
Una donna rivoluzionaria con una storia che sembra una favola nel maschilista
e sessista Ottocento.
C’era una volta .... Barbe Nicole figlia del ricco barone Ponsardin divenuto sindaco di Rheims grazie all’appoggio di Napoleone che aveva ospitato nel suo albergo insieme alla moglie Josephine.
Ed ecco la Maison Clicquot fondata nel 1772 dal banchiere e industriale tessile Philippe e successivamente
Barbe Nicole Clicquot Ponsardin gestita, con grandi ambizioni, dal figlio Francois. Egli morì suicida nel 1805 lasciando vedova Barbe Nicole
che aveva sposato sei anni prima.
In quel momento la celebre vedova aveva solo 27 anni
ma non si perse d’animo e si mise alla guida delle imprese di famiglia.
Erano anni turbolenti con eserciti in guerra ovunque.
E’ in questo scenario che nasce l’arte del sabrage con gli ussari
che aprivano con la spada le bottiglie che lei donava loro.
Ma il "colpo grosso" di Barbe Nicole arrivò nel 1814 quando riuscì a contrabbandare in Russia 10.000 bottiglie di Champagne nonostante l’embargo di Napoleone,
da allora in poi la corte degli Zar diventò il suo più fedele e assetato cliente.Veuve Clicquot
Le avventure continuano dentro e fuori la cantina: nella vita di Barbe Nicole
entrano uomini focosi come Georg von Kesser, di 10 anni più giovane di lei
e Edouard Werlé di soli 21 anni di età - 23 meno di Barbe Nicole -
che sposò e diventò il suo erede nel 1866.
Benchè fosse una donna d’affari formidabile la veuve Clicquot
non voleva che la figlia Clémentine seguisse il suo esempio
e decise per lei un ruolo più convenzionale come moglie di un aristocratico,
il conte di Chevigné, che però era un notorio giocatore e donnaiolo.
La nostra vedova non era insensibile alle galanterie del genero e lo ripagava
con continue elargizioni di denaro e la costruzione del castello di Boursault (1842-8). Ma la sua ferma opposizione a farlo entrare in azienda portò a una vendetta velenosa: il Conte pubblicò una serie di racconti erotici.
Una simile disavventura farebbe scandalo oggi figuriamoci nella pudica epoca vittoriana!
Trasgressiva e rivoluzionaria nel suo letto come nel lavoro dobbiamo alla vedova Clicquot e al suo cantiniere Antoine Muller l’invenzione della tecnica del disgorgement con la conservazione delle bottiglie capovolte
e la rimozione dei lieviti e del tappo provvisorio che rende limpido lo Champagne. Altro che Don Perignon!E veniamo ai tempi moderni nel 2010 furono scoperte
46 bottiglie di Veuve Clicquot 1839 in un’isola del MarVeuve ClicquotBaltico. L’assaggio rivelò un vino ancora vibrante e capace di dare emozioni indimenticabili anche se senza perlage.
Una delle bottiglie fu messa all’ asta e acquistata per 30.000€
la cifra più alta mai raggiunta da uno Champagne durante un’asta.
Oggi la maggior produzione con marchio Veuve Clicquot è l’etichetta gialla
non millesimata di cui si producono milioni di bottiglie mantenendo sempre uno standard qualitativo molto alto: corpo, finezza, cremosità unite a una grande bevibilità.
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